“L’Evangelo borghese dell’arte contemporanea” di Salvatore Paolo Garufi – romanzo sulla pittura neo-romantica

Il mestiere di pittore

di Salvatore Paolo Garufi Tanteri

Ci è arrivato un altro inventario da casa Guzzone, purtroppo incompleto. Probabilmente, fu redatto dalla stessa mano del primo. E’ l’elenco, ancor più lungo del primo, dei mobili, degli attrezzi da lavoro e dei libri.[1]

Questo secondo elenco, s’è possibile, mi pare addirittura più interessante del primo. Innanzitutto, colpisce la collezione di costumi, destinata sicuramente ad abbigliare i modelli per i suoi quadri di ispirazione storica.

Lo sforzo documentativo viene coronato poi con un catalogo di modelli antichi e moderni e con svariate fonti letterarie. Sappiamo, così, che quello che egli considerava il suo capolavoro, La morte del Petrarca, aveva avuto una complessa gestazione, fatta non soltanto di bozzetti, come si evince dal primo inventario, ma anche di uno studio sulla biografia del poeta.

Lo stesso metodo di lavoro indicano le tante guide dei luoghi ed i preponderandi libri di storia civile e religiosa. In più, gli unici filosofi presenti sono Pascal e Vico, come dire il tormento religioso e la storia.

Oltre ad una sincera fede, quindi, si può ipotizzare che egli dipingesse le sue scene pensandole come storie destinate a commuovere. Insomma, c’era in lui una certa mentalità letteraria, coi bei colori al posto delle belle parole. Ciò, fra l’altro, è attestato dai libri di poesia (in prevalenza, bisogna ammetterlo, di gusto scolastico). O forse, addirittura, c’era una sensibilità melodrammatica, come indicherebbe la collezione di spartiti di opere famose.

Viene, perciò, spontaneo il considerare l’opera di Guzzone come un proseguimento di quella Francesco Hayez (Venezia, 1791 – Milano, 1881), indiscusso punto di riferimento della pittura romantica italana, demolita da un ingeneroso Giulio Carlo Argan, critico che ha dominato la manualistica d’arte degli ultimi trent’anni del XX° secolo. E certamente le riserve che sono state fatte su Guzzone riecheggiano quelle di Argan su Hayez, colpevole di avere:

“…il tipico comportamento dell’intellettuale che, non volendo compromettersi né rimanere neutrale fa cadere dall’alto un riferimento dotto che pochi iniziati raccolgono e che lascia, si capisce, il tempo che trova. E si tradisce: non rivive il fatto storico nel furor del fare pittorico (come Delacroix), ma lo colloca sulla scena teatrale. Fondale, quinte, costumi; illuminazione ben regolata tra fondo e ribalta; distribuzione equilibrata dei personaggi, ciascuno per la sua parte… Tutto è teatro, tutto incredibilmente falso…[2]

Il particolare di cui non tiene conto il critico, però, è il fatto che la moderna percezione dell’opera lirica è molto lontana da quella ottocentesca. Direi di più: nell’Ottocento melodramma ed Italia erano due nomi per indicare un’unica, intensa emozione. Come ha scritto Giulio Ferroni, la teatralità, a quel tempo, più che falsa, appariva espressiva:

Dati gli elementi tecnici e spettacolari che concorrono alla costruzione dell’opera in musica, essa presenta inevitabilmente qualcosa di schematico, di ripetitivo, un livello di artificiosità superiore a quello di ogni altra forma artistica: tutto vi appare innaturale, a cominciare dal fatto che i personaggi si incontrano e scontrano cantando, per arrivare agli intrecci, quasi sempre complicati, pieni di assurdi eccessi e di situazioni macchinose. Ma proprio da questa innaturalezza scaturisce la possibilità di esprimere le passioni più assolute e sconvolgenti; e la stessa lingua convenzionale dei melodrammi ottocenteschi, ricca di forme auliche, di modi retorici consunti o banali, riesce a sostenere la forza espressiva del canto assai più di quanto riuscirebbero a fare forme linguistiche troppo tese a una ricerca di originalità.”[3]

Così, come nel Novecento la pittura espressionistica forzò le forme, certa pittura dell’Ottocento forzò i gesti. Potrei aggiungere che la cosa si ripetè con quei grandi capolavori di arte figurativa che furono i migliori fotogrammi dei film muti (opere che ancora attendono una seria sistemazione critica).

Quindi, molto più fruttuosa dell’ironia facile, sarebbe l’eterna domanda che ci si deve porre davanti ad un quadro: è adeguata la tecnica ad esprimere l’emozione che ha generato l’ispirazione?

Vista così, la letterarietà (di cui lo stile melodrammatico fu l’estremizzazione) era, e forse non poteva essere altrimenti, la caratteristica naturale italiana, anche nella pittura. Già c’era l’esempio della lingua, che andava forgiandosi sul modello manzoniano. La passione degli eventi, cioè la storia, poteva appartenere casomai alla rivoluzionaria Francia.

Ecco perché Guzzone curava specialmente la sua tecnica. Era, cioè, prima di tutto un pittore, come Vincenzo Monti era stato prima di tutto un poeta. Questa attenzione alla perfezione figurativa è attestata dalla presenza nella sua biblioteca di manuali di architettura e di anatomia, oltre che dalle guide dei posti e dei musei visitati.

Poi c’era da pensare allo sbocco commerciale di tanto impegno. E questo aspetto del lavoro veniva affrontato con i contatti con gente d’oltremanica, come la presenza di una grammatica e di un dizionario inglese lasciano capire.

Insomma, secondo i canoni del buon imprenditore, egli dipingeva con un occhio alle vendite, il che ne fa una figura esemplare della mentalità borghese del tempo, sulla quale andò formandosi la recente nazione italiana.

E tutto questo non vi sembra che basti per avviare un’indagine sulla sua vita?


[1]

“(…)

  1. Calzette dispari di color diverso l’una dall’altra
  2. 6 maniche di seta a varii colori
  3. Un camice bianco per fratellone
  4. 2 vesti da donna di raso, una bianca ed una verde
  5. Una giubbotta del secolo passato di broccato
  6. Una tenda di tela celeste
  7. 2 mantellini di costume spagnolo
  8. Un abito di monaca non completo
  9. 6 pezze di stoffa attaccate ai credenzoni
  10. 2 comò uno con lastra di marmo
  11. Una consolida con lastra di marmo
  12. 2 divani
  13. 8 sedie imbottite a seta
  14. 2 poltroncine
  15. Una colonnetta con lastra di marmo
  16. 2 credenzieri
  17. Un letto con pagliericcio
  18. Un credenzino con 7 cassuoli
  19. 5 pezze di tela parte bianca altri blù
  20. Un davanzale d’altare con ricamo di margheritini
  21. Una cotta da chierico
  22. Un pezzo di stoffa bianca (marcellina)
  23. Un paio calzoni a maglie per modello
  24. 2 giusta cuori uno rosso e l’altro bianco
  25. 6 camicie semplici dorate una lavorata
  26. 2 tavole una più grande ovale e l’altra che si piega
  27. Una stufa di ferro
  28. Attacca panni
  29. 8 cavalletti per studio di pittura
  30. 8 cassettini per uso di pittura

200 pennelli per pittura involtati in carta

311 tavolette semplici

12 volumi Letteratura italiana di Tira Boschi (sic!)

  • volumi Annali d’Italia di Muratori

7        “      Il gesuita moderno di Gioberti

2        “      Storia di monsignor Paolo Giovio

47      “      Nel regno dei morti di Carlo 5°

9        “      Biblioteca popolare di Davila

1        “      La donna cattolica

  • volumi compresi in tre libri dizionario mitologico di Declaustre

1         “     Sansovini Cenni di Venezia

4 volumi Sagra (sic!) Biblia (sic!)

1    “        Comemorazione di Cesare

1     “       Paschal (sic!) opera francese

2     “       Vico Scienza nuova

1     “       Dante Divina commedia

1     “       Giambollare Storia d’Europa

1     “       Il parrocchiano istruito

1     “       Storia di Milano di Covio Ber.mo

1     “       Grammatica inglese

1     “       Guida di Venezia

2     “       Dizionario inglese italano

1     “       Principio di composizione italiana

3     “       Storia fiorentina di Segni Bernardo

1     “       Insegnamenti di architettura di Brizzi

1     “       Atlante di geografia universale

1     “       Catalogo del museo di Gloni (sic!)

1     “       Illustrazione sacra

1     “       Architettura civile di Vignola

1     “      Fascicoli di Michele Bruto

1     “      Bibbia sacra antica figurata (1705)

Volumi dispari costumi antichi e mod.

1     “      Storia non completa

1     “      Meraviglie del corpo umano Descuret

1     “      L’uomo di corte Baldassarre Graziano 1698

1     “      Compedio di storia patria Ercole Ricotti

Letture interessanti di papa Clemente 4/1776

  1. “     Trattato della pittura di Leonardo da Vinci

1     “     Sossia (sic!) Persa (sic!) libro spagniuolo 1621

1     “     Storia universale sacra e profana di Giacomo Aldione

1     “     Cento lavori scalchi (sic!) in versi

1     “     Cognizione della mitologia 1695

1 volume Poesie toscane di V. da Pelicaia

1    “        raccolta di lettere del Cardinale Bendivoglio (sic!)

1    “       Satire di Giulio Giovinale

1    “       Trattato del governo della famiglia

1    “       Nuova guida dei contorni di Firenze

1    “       Scielta di lettere famigliari di F. Redi

1    “          detto       “          “              Annibale Aleari

1    “       Catalogo di Collezione di Notturno

3    “       Biblioteca mista ed economica

1    “       Francesco Petrarca notizie storiche

2    “       La Ventura di Telemaco

11  “       Illustrazione inglese

1    “       Tragedie e poesie di Ugo Foscolo

1    “       Confessione di uno disilluso

1    “       Trattato di igiene di barbiere

1    “       Seconda parte degli opuscoli morali di Plutarco

11  “      Spartiti cioè Muller, Clemente, Capoleti (sic!), La favorita, Barbiere di Siviglia, Anna Bolena, Mosè, Norma, La sonnabula, Lucia, ed I puritani

  •       Cassettini riempiti di pastelli

1    “        Capricci di Battaglia

14  “        Album

58  “        Fotografie per modello.”[1]

[2] Giulio Carlo Argan, L’arte moderna, Firenze, Sansoni, 1970, p. 195.

[3] Giulio Ferroni, Storia della letteratura italiana, vol. III, Dall’Ottocento al Novecento, Milano, Einaudi scuola, 1991, pp. 273/274.

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